Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 17 Ottobre, 2016
Nome: 
Ludovico Vico

 A.C. 4008 

Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi e colleghe, non è ridondante asserire che il caporalato, oggi, nel nostro Paese è l'ultimo anello della catena della più spregiudicata forma di lavoro nero irregolare, finanche, in taluni casi, della tratta delle persone. Ma chi sono e quanti sono le lavoratrici e i lavoratori coinvolti, chi sono i caporali e chi fa la commissione al caporale ? Andiamo per ordine: i braccianti agricoli e giornalieri di campagna, italiani, sono un po’ di più di un milione, il 70 per cento è italiano, la restante parte sono stranieri. Nel Mezzogiorno l'89 per cento è italiano, nel centro nord i braccianti agricoli italiani sono circa il 42 per cento. Lo scenario che si configura è quello di un Paese tagliato a metà: al Sud, prevalenza di braccianti italiani e al Nord di stranieri. In Puglia c’è il 76 per cento, in Sicilia e Campania c’è il 74 per cento di italiane e di italiani, in Trentino i braccianti agricoli italiani sono il 38 per cento, in Piemonte e in Veneto il 45. Abbiamo a che fare, decisamente, con una gran parte della vita e del lavoro delle italiane e degli italiani e temo che questo non fosse noto a tutti, perché noi siamo abituati ad assorbire sempre più gli stereotipi mediatici, evitando la lettura delle cose e della realtà vera del Paese. Ebbene, il caporalato attraversa questo mondo e ne governa il mercato del lavoro, in sostituzione dello Stato e delle leggi vigenti e ciò riguarda prevalentemente il Mezzogiorno d'Italia. Ma chi sono i braccianti giornalieri di campagna, quelli che risultano con i contratti a dieci giorni, quelli della richiesta aperta e, spesso, mai chiusa ? Chi prende a prima mattina, prima del sorgere del sole, il pullman o il pulmino senza sapere verso quale meta, spesso le mete rimangono ignote ? Ebbene, sono prevalentemente donne, ragazzi, giovani, pochi adulti maschi; si lavora per campare, le ragazze per il corredo di nozze, per la previdenza sociale minima delle 51 giornate e per la pensione che non si raggiungerà mai, con 51 giornate all'anno. Dicono: meglio 27 euro, 25 euro al giorno che niente, dovendo pagare anche il costo del trasportatore; per quel salario da fame, il 13 luglio scorso, il cuore di Paola, quarantanove anni, bracciante agricola di San Giorgio Jonico, provincia di Taranto, si fermò sotto un tendone di uva, ad Andria, a 150 chilometri di distanza dalla sua città.  Intanto, il danno erariale annuo, in termini di evasione, è stimato in 600 milioni di euro, mentre il resto della paga contrattuale, tagliata a metà, come fosse una provvigione, entra nelle tasche del caporale di turno. Costui, il caporale, è un intermediario che riceve una commissione e la esegue, organizzando le squadre, decidendo il salario per i lavoratori, il periodo di lavoro, apre la richiesta per il collocamento e deciderà, casomai, quante giornate legali dovranno essere denunciate, utilizza le società interinali e le agenzie private di trasporti, definisce per sé il prezzo della intermediazione, insomma, organizza un mercato del lavoro non legale parallelo a quello ufficiale. E questa attività diventa, poi, una vera e propria tratta delle persone quando i braccianti sono stranieri e non solo nei periodi delle grandi raccolte del pomodoro, dell'anguria, dell'uva, degli ortaggi, ma sempre, tutti i giorni. Testimonianza ne sono i ghetti di Rignano e di Nardò, di Rosarno, di Castel Volturno e così via. Ma chi commissiona questa illegalità ? Una parte di aziende ortofrutticole, una parte di aziende agricole, le prime quelle che acquistano sul campo con la tecnica del mordi e fuggi, le altre con la motivazione di minori costi. Ho detto però: una parte, perché un'altra grande parte di aziende agricole sono regolari e la loro regolarità la subiscono al costo della concorrenza sleale sul costo d'impresa e sul mercato. Su questo resta decisivo il ruolo delle associazioni agricole a sostegno di questo definitivo provvedimento, non solo nella parte che riguarda la rete del lavoro agricolo di qualità, ma anche in relazione a tutti quei provvedimenti che il Governo ha già licenziato e licenzierà in favore dell'agricoltura italiana. 
E allora è benvenuta questa legge con le sue disposizioni che legislativamente assumono un'azione di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura, di riallineamento retributivo nel settore agricolo. È un risultato importantissimo del Governo, dei Ministri Orlando e Martina, del Parlamento italiano, delle due Camere, delle Commissione giustizia e lavoro, dei sindacati dei lavoratori agricoli, delle loro battaglie e di quelle delle associazioni agricole, che rimangono un contributo decisivo e fondamentale. La battaglia per la legalità e la dignità del lavoro agricolo, ora, riprende – io penso e lo pensiamo tutti – con un sostegno che non ha precedenti: la rete di qualità, la rete dei trasporti e la sua logistica, l'invarianza, il collocamento sperimentale, il riallineamento contributivo, le cose che i relatori hanno già detto prima di me. Ma questo provvedimento per incidere, per incidere in profondità, avrà bisogno di un corredo che, finora, è mancato, un corredo più decisivo, ha bisogno di una nuova stagione civile e culturale della lotta al fenomeno del caporalato, che muova nei comuni, che muova nelle aree vaste; se posso dire, questo fenomeno ha vissuto, fino ad ora, nell'indifferenza sociale e civile nelle comunità del Mezzogiorno e italiane. Dove agisce, tutti sanno che c’è. Sapete, quando nel primo pomeriggio di primavera, d'estate o d'autunno i pullman rientrano nel tuo comune, i braccianti scendono, tu li saluti, spesso ci sono anche i tuoi parenti, ma continua a non succedere nulla. 

Concludo con la consapevolezza che questo Parlamento sta approvando una importantissima legge e la mia fiducia nel suo successo è di grande ottimismo. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).